Artificiali
Identità Artificiali
Edizione 22
Rimandato per gravi motivi familiari.
Artfarm 2023 reflects on the relationship between territory and community, on belonging within a border or geographical limit, or to a collective identity.
We operate within a system organized around paradigms of individualism and singularity, yet we often choose to forgo the objectivity of shared rules in order to enter into —and exceed— a nationalism that surpasses nationality in being a supra-state, supra-continental ideological voice. What is a nation today? What is a religious, ethnic, folkloristic or ideological community today? In which inter-zone do the two territories cross over, those marked on the geopolitical defaults or those traced instead on the flesh of cultural belonging?
Artfarm —with the languages and ways that form its history— invites artists this year to inhabit the fractal, the middle ground that neither overlaps the state nor opposes it, but chases after memory, the engram and the matrix that migrant or settled communities have left on the land; because these signs generate new belongings. Works included should express the tension between the centripetal forces that a nation exercises towards its individuals, a central identity which will not be lost in the melting, and the centrifugal forces of those who, expelled from the system, feel they belong to other transient communities.
Inevitably any discourse on form and substance, national form and individual substance, generates an oxymoron regarding the perception of oneself and of others: identity can therefore only be given as temporary, fake, an “as if”, an artifice. Artificial identities.
—Simone Azzoni
L’edizione di Art Farm 2023 riflette sul rapporto tra territorio e comunità, sull’appartenenza ad un confine, limite geografico, o ad una identità collettiva.
Operiamo all’interno di un sistema organizzato su paradigmi dell’individualismo, della singolarità, eppure spesso scegliamo di abdicare all’oggettività di regole condivise per accedere – ed eccedere – entro nazionalismi che superano le nazioni per essere voce ideologica sovra statale, sovra continentale. Cos’è oggi una nazione? Cos’è oggi una comunità religiosa, etnica, folkloristica o ideologica? In quale inter-zona si intersecano i due territori, quelli segnati sui tavolini della geo-politica e quelli tracciati invece sulla carne dell’appartenenza culturale?
Art Farm – con i linguaggi e i modi che le sono storici – invita quest’anno gli artisti ad abitare il frattale, la terra di mezzo che non si sovrappone allo stato ne si oppone ad esso, ma rincorre la memoria, l’engramma e la matrice che le comunità migranti o stanziali hanno lasciato sul territorio perché questi segni generino nuove appartenenze. Le opere dovranno esprime la tensione tra le forze centripete che una nazione esercita verso i suoi individui, che una identità accentra per non perdersi nel melting e le forze centrifughe di chi, espulso dal sistema, sente di appartenere ad altre comunità in viaggio.
Inevitabilmente ogni discorso su forma e sostanza, forma statale e sostanza identitaria, genera un ossimoro che riguarda la percezione di sé e degli altri: l’identità non può quindi che darsi come provvisoria, finta, un “come se”, un artificio. Identità artificiali.
—Simone Azzoni
La Prima Selezione
Nora Bachel
Manuela Bedeschi
Selene Citron e Luca Lunardi
Marlene Coco
Titanilla Eisenhart
Franco Fiorio
Tiberio Grego
Ursula Heindl
Rocio Herrera
Lorenzo Linthout Capirossi
Lucia Amalia Maggio
Fabio Orecchini
Renzo Peretti
Marco Polazzo
Umberto Polazzo
Luca Rebesani
Valentina Rosa
David Sarappa
Lawren Spera e Steve Ingham
Han Tao